Instagram Stories: il regno del disagio

Con Snapchat la situazione poteva ancora ancora essere considerata sotto controllo: si fa qualche video divertente, si scatta qualche foto in bianco e nero, ci si scambiano due commenti e via. Ma la tragedia, almeno per me, è iniziata con le stories di Instagram.

Se hai aperto questo post è perché ti interessa, e se ti interessa vuol dire che sai di cosa sto parlando, ma ti lascio comunque due righe di introduzione: chiunque abbia un account Instagram può postare foto e video senza che compaiano nella propria galleria, quindi foto meno curate, video di chiacchiere e battute, che si possono visualizzare cliccando sulle immagini del profilo di ogni utente.  Non ci sono molte differenze di concept con Snapchat insomma – questo ingenera ogni giorno dentro di me un profondo conflitto: su quale dei due social posto questa foto oscena e divertente? (ma questo è un altro discorso).

Il problema è che ci sono mancanze evidenti: come può non esserci la maschera del cane? (alias: come nascondo il mio naso osceno e svio l’attenzione dalle occhiaie?) Com’è possibile che non si possa inserire l’orario in automatico? (alias: come faccio rosicare l’amica che mi ha bruciato la serata senza poter far vedere che mi sono ritirata alle cinque stanotte?) Davvero non ci sono nemmeno i gradi? (ma dai, volevo per forza sottolineare che a Napoli ci sono 28 gradi così le milanesi mi soffrono). E allora siamo tutte lì, a salvare nei ricordi gli snapchat, scaricarli sul cellulare e repostarli nelle stories, senza renderci conto che ci perdiamo cinque ore al giorno a fare questa tarantella (e tanto le occhiaie si vedono anche con le orecchie del cane e la mia amica non ce l’ha nemmeno Instagram e manco nessuno se ne frega che qua ci sono 28 gradi).

Le stories mi hanno aperto un mondo: su snapchat segui solo le persone che selezioni, sei tu a scegliere, a  decidere nella vita di chi entrare, io, ad esempio, seguo solo le amiche con cui ho un rapporto al di là del virtuale o che ammiro – e invidio – un sacco, mi piace poter vivere attraverso i loro occhi. Ah e i vip boni, ma vabè. Invece su Instagram ti capita di scorrere le stories e chiederti “perché mai seguo questo imbecille?”. Cosa che sicuramente qualcuno penserà anche di me (dimmelo se lo pensi che potrei rendermi conto che in effetti agli occhi degli altri sembro una pazza). Tornando a noi, le tre categorie peggiori di disagiati sono:

  • I ragazzi che si sentono bellissimi e decidono di fare trenta secondi di video in cui fissano la fotocamera con aria maliziosa, inclinando un po’ il volto, arricciando leggermente le labbra senza parlare, solo per far vedere al mondo come sono belli (in capo a loro).
  • Le ragazze con i filtri facciali di snapchat che cacciano la lingua cercando di far uscire quella del cane, ma non ci riescono e ci provano dieci volte e alla fine praticamente ne esce un video di queste che leccano i cellulari.
  • Gli instagramers senza una vita che non postano assolutamente niente nelle stories se non la stessa foto postata nella galleria per avvisare i followers che l’hanno postata, #newpost #esticazzi.
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(foto presa dal web)

Che peccato non poter far nomi! Insomma, da quando Instagram mi si è aggiornato ho capito che il mondo è un posto più brutto di quel che pensavo. Ti lascio con una preghiera: se ti è capitato di assistere ad una storia disagiata, raccontamela, ti prego, che voglio riderne anch’io.

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